Alloggiare a Bologna: l’importanza di sentirsi a casa

La selezione dell'inquilino

Oscar Wilde sosteneva che “non esiste una seconda occasione per fare una buona prima impressione”.
Pensandoci bene, effettivamente è così: alcuni studi ritengono che già solo dopo sette secondi il nostro cervello si sia fatto un’idea di chi si ha di fronte. Significa che se stai andando a visitare una stanza per un appartamento in condivisione, il proprietario o l’altro affittuario che dovrà sceglierti, probabilmente ti metterà nella colonna dei “sì” o dei “no” in questo brevissimo lasso di tempo.

La rigida selezione per scegliere chi abiterà quelle mura diventa un arduo compito per il proprietario, e a volte anche per l’inquilino che dovrà scegliere.
Le domande di rito, in stile colloquio di lavoro, serviranno per stilare un foglio diviso in due colonne: quella dei “sì” e quella dei “no”. In queste colonne saranno scritti tanti nomi. Da quella dei “sì” saranno depennati pian piano tutti, fino alla scelta di uno.
Magari il tuo.

Riempire stanze vuote

L’eterna difficoltà di trovare un – valido – coinquilino o inquilino a Bologna non la scopriamo oggi, nel senso che è molto facile riempire una stanza vuota.
Più difficile è invece far combaciare una stanza piena con un’altra, creando un equilibrio in grado di soddisfare tutte le parti: chi vive la casa e chi ne è il proprietario.

Qui entriamo in gioco noi: OraDimora, il bilanciere degli affitti.

Il nostro obiettivo è riempire quelle stanze vuote, curandoci di capire a chi assegnarle: non un numero ma una persona, che in quei sette secondi (e anche dopo) ci sia sembrata affidabile.
L’obiettivo è far sì che quei sette secondi possano magari diventare sette anni, non in Tibet, ma a Bologna… con un coinquilino che ti faccia sentire a casa.

Il coinquilino perfetto

L’inquilino perfetto esiste nella misura in cui sei disposto ad esserlo anche nei suoi confronti e nei confronti del proprietario.
Empatico, puntuale, possibilmente amichevole, ma basterebbe forse solo affidabile e rispettoso.
Diventare coinquilino di qualcuno è anche un compromesso: rientrando a casa la sera, dopo una lunga giornata di lavoro, l’ultima cosa che desidera è trovare i piatti nel lavandino.

Sentirsi a casa in una casa che non è tua, invece, è la cosa più difficile. Magari sei lontano dalla famiglia, dagli amici, dal luogo in cui sei cresciuto…
Chi la vive sa che è un’esperienza passeggera, ma è comunque un viaggio in cui il passeggero sei tu: il problema è che il co-pilota probabilmente non te lo sei scelto, o se lo hai fatto, non avete condiviso alcun viaggio insieme.

Qualcuno si è affidato a quei sette secondi e a quelle poche chiacchiere scambiate nell’atrio delle scale o nel soggiorno di casa. Avrete modo di conoscervi e potreste persino, e questo ve lo auguro, stringere una sincera e sana amicizia.
Non è una regola, ma è pur sempre una speranza.